Le squadre si rifiutano di scendere in campo e la partita di Supercoppa da giocare in Arabia Saudita salta per motivi politici e sociali: si rischia l’incidente diplomatico
Da qualche anno, ormai, l’Arabia Saudita e in generale i fondi provenienti dal Medio Oriente stanno stringendo la propria morsa sul calcio europeo e non solo, nel tentativo di creare un monopolio del pallone che sembra aver raggiunto almeno la sua prima fase lo scorso anno, con la disputa della Coppa del Mondo in Qatar tra novembre e dicembre 2022. Gli acquisti a cifre folli di calciatori dall’Europa hanno privato i campionati continentali di alcuni grandi giocatori, ma non ci si limita solo a questo.
Non è una novità, infatti, che gli arabi abbiano pagato fior fior di milioni anche per ottenere il diritto di ospitare alcune importantissime partite nel corso della stagione, tra le quali le Supercoppe nazionali di molti Paesi. Neanche l’Italia è estranea a questa tendenza, con la nuova Final Four tra Napoli, Inter, Lazio e Fiorentina che si disputerà al King Saud University Stadium di Riyad per la seconda volta, per un totale di quattro edizioni giocate nell’emirato dopo quelle del 2018, 2019 e 2022. Nonostante lo strapotere economico saudita, però, non sempre i soldi riescono a comprare tutto e a volte, per motivi politici o sociali, la partita può anche saltare.
È quello che è successo nella serata di venerdì 29 dicembre quando, alle 18:45 ora italiana, Galatasaray e Fenerbahçe avrebbero dovuto dare il calcio d’inizio alla partita tra i giallorossi, vincitori della Süper Lig, e i Canarini gialli, detentori della Türkiye Kupası. La partita sarebbe stata estremamente importante poiché sarebbe stata parte integrante delle celebrazioni per i 100 anni dall’istituzione della Repubblica di Turchia, avvenuta il 29 ottobre 1923.
Proprio per celebrare questa ricorrenza, prima della Supercoppa del centenario i giocatori avrebbero dovuto portare allo stadio uno striscione che recava le parole del primo Presidente turco e fondatore della Repubblica Mustafa Kemal, detto Atatürk, ovvero “Padre dei Turchi”: “Pace in casa, pace nel mondo”.
Le autorità saudite hanno però vietato l’ingresso allo stadio a striscioni, maglie, bandiere o qualsiasi altro oggetto che recasse riferimenti ad Atatürk. Inoltre, è stato proibito alle squadre di far suonare l’inno nazionale Stiklal Marşı prima della gara.
Viste le restrizioni, considerate inaccettabili dalle dirigenze di entrambi i club, le squadre hanno deciso di non lasciare l’hotel in cui soggiornavano e di non recarsi allo stadio per giocare la partita. La Federcalcio turca ha rilasciato un comunicato, ringraziando la Federazione e le istituzioni dell’Arabia Saudita per la disponibilità e rinviando la gara a data da destinarsi per “interruzioni nell’organizzazione”.
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